L’adagio latino “Gutta cavat lapidem”, è la summa esperienziale che ci ricorda che la costanza e la perseveranza dell’acqua riescono a scavare la pietra e a scolpire straordinarie architetture spontanee. Il fiume Mingardo è un corso d’acqua che grazie alla sua straordinaria potenza carsica ha dato vita a numerose opere naturali. In particolare, all’inizio e alla fine del suo percorso, lungo 38 km. Ad aprire la sua lenta danza è il dirompente taglio che divide letteralmente il monte Bulgheria in due; una delle creazioni senza dubbio più evocative che questo fiume è riuscito a scolpire, mostrando in maniera inequivocabile quanto siano vere le proverbiali parole di Tagore “Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l’acqua, con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono”.
Il Mingardo possiede un’architettura naturale particolarissima e dall’enorme fascino che testimonia i processi carsici che hanno formato e modellato una delle zone di alto pregio naturalistico dell’intera area del basso Cilento. La carta dell’Italia lo attesta, il Mingardo nasce dal Gelbison e sfocia nel mar Tirreno nei pressi di Capo Palinuro, attraversando uno dei tratti costieri più suggestivi del Parco Nazionale del Cilento, ma chi conosce la storia di questo fiume sà bene che i paesi che si affacciano sul suo lungo percorso sono altrettanti scenari di suggestiva bellezza: da Rofrano, Montano Antilia, a Laurito, Alfano, Roccagloriosa, fino a toccare Celle di Bulgheria e la sua frazione Poderia e San Severino (frazione di Centola). Il Mingardo, alimentando e/o integrando ben tre acquedotti (Acquedotto del Faraone, Acquedotto dell’Elce e Acquedotto del Bussento) garantisce l’approvvigionamento idrico a circa 80000 abitanti. I suoi affluenti sono il torrente Utria, che confluisce dalla riva destra all’altezza di Laurito e il torrente Serrapotamo, il suo affluente principale, che confluisce anch’esso dalla riva destra nei pressi di San Severino…..continua – di Rosita Taurone (01/05/2018)
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